Arriva l’ok alla canne fumarie alternative

Ristorazione Svolta nel settore dopo il sì della commissione al commercio Il regolamento va a riempire un vuoto durato dieci anni. Escluse le friggitorie

Per ristoranti, pub ed esercizi di somministrazione di ogni genere, ad eccezione delle friggitorie, arriva la svolta: potranno usare impianti a carbone o altri metodi alternativi alla canna fumaria per poter portare i piatti in tavola ai loro clienti.

Largo dunque a piastre, forni elettrici e apparati tecnologici di riduzione e aspirazioni delle emissioni. Ci è voluto però l’ok ieri delle commissioni capitoline commercio e politiche sociali, che hanno approvato a maggioranza la proposta di delibera di Giunta per la modifica e l’integrazione del vigente Regolamento di Igiene di Roma Capitale, risalenti addirittura al 1949.

Il nuovo articolo 64 bis disciplina proprio le emissioni provenienti da attività non residenziali che effettuano cottura di alimenti. Si parla, in particolare, di somministrazione di alimenti e bevande da laboratori, tranne le friggitorie che sono oggetto di norme ad hoc.

Si tratta di una svolta per gli esercizi del settore che fino ad oggi vivevano in sorta di limbo legislativo visto che nel 2009 le canne fumarie alternative sono state autorizzate da una legge regionale, che però chiedeva al Comune di scrivere un regolamento che stabilisse come e se potevano essere utilizzate.

Il Comune questo regolamento non l’ha mai scritto e di fatto gli impianti a carbone sono proliferati. Anche perché è difficile, soprattutto in centro e nelle aree sottoposte al vincolo della Sovrintendenza, farsi autorizzate una canna fumaria che per essere installata deve bucare il tetto di edifici magari considerati storici. La Asl, tuttavia, ha continuato ad affermare in questi anni che questi impianti non sono a norma e in più occasioni gli esercenti sono stati multati dai vigili urbani proprio perché sprovvisti di canna fumaria.

Ora potranno, invece, stare tranquilli. «Ci sono una legge regionale e un regolamento regionale, ma quello comunale è vecchissimo e non prevedeva questa possibilità ha spiegato il presidente della commissione commercio Andrea Coia dal regolamento però abbiamo escluso le friggitorie perché si tratta di fumi nocivi che sono normati a parte in quanto considerate «industrie insalubri di seconda classe».

Il regolamento non viene modificato da quasi 70 anni: nel frattempo molte competenze sono passate alle Asl e diverse parti sono state superate dalle direttive dell’Unione europea. Ecco perché, «sto preparando una serie di emendamenti per intervenire nel testo», ha continuato Coia.

In quel provvedimento si leggono in effetti parole ormai divenute desuete come «cessi» al posto di «bagni», sputacchiere, regolamento dell’uso delle stalle, depositi di letame, carri e botti per il trasporto merci.

Soddisfatte le associazioni degli esercenti. Secondo Fabio Mina, presidente Lupe-Confercenti «il regolamento andava modificato perché vuoto legislativo dava possibilità di interpretazione e quindi accadeva che seppure la legge regionale consentisse l’uso di metodi alternativi alle canne fumarie, di fatto l’assenza di una specifica comunale rendeva gli esercenti passibili di sanzioni. Ringraziamo la commissione capitolina per questo intervento».

Damiana Verucci, 7 luglio 2018 – Tempo di Roma